mercoledì 5 ottobre 2011

Intercettazioni, la Camera boccia le pregiudiziali Pd-Idv

(ANSA) Roma - 05.10.2011 - In Parlamento si torna a parlare di intercettazioni e lo si fa con l'intenzione di arrivare ad un decreto che sia definitivo. Il governo così ha dato parere favorevole all'emendamento Pdl per rendere impubblicabili gli ascolti fino al momento dell'udienza filtro. A quel punto però il presidente della commissione Giustizia della Camera, Giulia Bongiorno, ha annunciato la sua intenzione di dimettersi da relatore del ddl intercettazioni per protestare contro questa decisione. La parlamentare finiana ha quindi indicato Enrico Costa come possibile relatore, al suo posto, del provvedimento.
 "Non mi riconosco in questo testo e trovo inaccettabile che sia bastato uno schioccar di dita del premier per mandare in fumo due anni e mezzo di lavoro per cercare un accordo" sul ddl intercettazioni. Lo ha detto la presidente della Commissione giustizia, Giulia Bongiorno spiegando le dimissioni da relatrice del provvedimento.
 "Alfano è persona politicamente intelligente e brava, avrebbe dovuto tenere il punto perché per trovare questo accordo non abbiamo trattato per tre ore ma per due anni e mezzo" ricorda Bongiorno secondo la quale "quando si supera il limite ci si prende anche un rischio". "Invece di dire sempre sì al premier, gli si poteva spiegare l'importanza e il valore di un accordo su un problema così delicato", continua Bongiorno che stigmatizza il comportamento della maggioranza "nonostante la disponibilità mostrata dall'Udc a ritirare la pregiudiziale di costituzionalità. Invece si è voluto procedere - aggiunge la parlamentare finiana - con una modifica inaccettabile anche per chi, come me, é contrario a pubblicazioni indiscriminate di intercettazioni. Ora, invece, c'é un rischio serio di black out" continua Bongiorno che sottolinea di aver "aspettato fino all'ultimo momento utile prima di dare le dimissioni". La deputata non ha voluto tuttavia commentare il rischio che questo provvedimento possa non passare il vaglio del Quirinale. "Non mi sognerei mai di dare suggerimenti al Presidente della Repubblica. Nessuno deve osare di anticipare il suo giudizio", conclude.

Sono sicuro di provocare una valanga di proteste ma il mio parere è che le intercettazioni possano essere pubblicate solamente dopo il terzo grado di giudizio e solamente per i condannati e solo le intercettazioni che riguardano il condannato.
Pubblicarle prima significa esclusivamente promuovere processi mediatici e condanne premature e fare l'interesse economico dei media a discapito di chi poi sarà assolto ma screditato nella sua onorabilità, senza che il magistrato che ha sbagliato paghi personalmente l'errore, ma sarà lo Stato (cioè noi) a pagare l'errore dopo anni e anni di attesa.

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