venerdì 6 aprile 2012

Il Senatùr ora difende il Trota: "Tutta colpa di Roma farabutta"

 Tradito dai figli, ma il Senatùr non lo ammetterà mai. Umberto Bossi si è dimesso dalla Lega perché ha commesso un errore, soprattutto: far entrare i propri rampolli in politica, dare sempre più potere ai suoi fedelissimi, consanguinei e no. "L'errore è stato mio, il partito viene prima della famiglia", ha ammesso il Senatùr, parlando dell'inchiesta che sta coinvolgendo la moglie Manuela Marrone, il figlio Renzo, giù giù fino ai figli meno in prima linea, Riccardo, Roberto Libertà e Sirio Eridano. E naturalmente Francesco Belsito, l'ex tesoriere accusato da 3 procure (Milano, Napoli, Reggio Calabria) di aver distolto soldi (oltre un milione di euro) dalle casse del partito per pagare le spese private della Bossi family.
Il dietrofront - "Paghino tutti, il nome non conta", è la sentenza di Umberto. Che però questa mattina, uscendo dalla casa di Gemonio e prima di recarsi di nuovo a Milano in via Bellerio intorno alle 14, per una nuova riunione leghista, riparte alla carica rivoltando la frittata. La colpa non è dei figli ("Renzo mi ha portato le  prove che l'auto è sua, se l'è pagata lui e di questo sono certo perché l'ho visto con i miei occhi") e non ci sono ombre sulla casa ("Avevano sbagliato a   rifarmi il balcone che perdeva acqua e allora abbiamo chiamato uno della Lega, un bergamasco, che mi ha detto 'mando mio cugino che ha un'impresa perché la colpa è nostra e quindi rifacciamo i lavori'. Poi - ha proseguito Bossi nel suo racconto davanti ai giornalisti - il tipo non si è più fatto vivo per tanto tempo e non so a chi abbia mandato la fattura"). La colpa semmai è di Belsito: "Io so solo che lui era diventato  amico di Balocchi, il nostro vecchio amministratore che si era ammalato e non era più autosufficiente. Belsito è riuscito così a entrare nella Lega e questo, a mio parere, mi sa tanto di  organizzato".
Aria di complotti - Le leggerezze del Trota Renzo e del Cerchio magico, dunque, non c'entrano. E' un complotto. "Il nuovo tesoriere della Lega Stefano Stefani deve rintracciare tutta una faccenda molto oscura". Di sicuro il Senatùr non ci vede chiaro nell'avvento di "questi qui, che poi si scoprono legati alla mafia, che lavorano per imprese di Stato, che producono armi, armi per le quali servono certificati antimafia. E' una cosa molto ambigua, tutta preparata". Da chi? "Da quelli che abbiamo sempre combattuto, da Roma ladrona e farabutta".
Una nemesi storica, una vendetta bella e buona. Un colmo. Umberto Bossi è caduto per colpa dei "terroni" della Lega e del suo "Cerchio magico". Il partito più anti-meridionale della storia della Repubblica italiana scivolato per colpa delle oscure manovre finanziarie dell’ex tesoriere Francesco Belsito, che ha distolto soldi alle casse per pagare le case di Rosy Mauro, la badante del Senatùr e fedelissima del capo, e le faccende familiari gestite dalla moglie Manuela Marrone. C'è questo, e molto di più, nelle 123 pagine dell'informativa redatta dal Noe dei Carabinieri su incarico della Procura di Napoli.
L'informativa - Per il momento si tratta solo di conversazioni telefoniche intercettate, più che altro fra lo stesso Belsito e la responsabile amministrativa Nadia Dagrada, e dovranno eventualmente  esser poi supportate da elementi di prova più consistenti. E nessun esponente leghista, oltre all'ex tesoriere, risulta indagato. Ma si parla di malversazioni, foraggiamenti ai familiari di Bossi. E pettegolezzi e insinuazioni, come quelle sulla passione per la magia nera di Lady Bossi: "Ma tu sei andato a vedere dove dorme lei? Lo sai cosa c’è su in mansarda?", chiede la Dagrada a Belsito. "Ma tu parli della moglie (Manuela Marrone) o dell’altra (Rosy Mauro)?". "No, no, a Gemonio (...). C’è una brandina di quelle che sembrano per bambini, un comodino e una lampada. Per terra piena piena, libri di magia nera, cartomanzia, astrologia, ma ce ne saranno almeno un centinaio, tutti per terra, non su scrivania, niente, lei vive lì, quando è in casa lei è lì con quei libri". "E che cazzo fa? Eh, allora non ho via d’uscita, non sono né cartomante né mago".
Odi e veleni - Politicamente, emergono lotte intestine, gelosie, fazioni. Insomma, la Lega come tutti gli altri partiti. Addio diversità padana. Bossi viene dipinto quasi come soggetto poco consapevole - "...il capo che dice sempre sì, perché se vai tu dice sì a te, se va lui dice sì a lui...", e poi ancora "...lui non capisce il rischio [...] che tu gli dica 2 milioni di euro, che tu gli dica 200mila, per lui non cambia niente..." - in altri appare invece del tutto cosciente della situazione - "...non può dire che non sa".
Chi godeva dei soldi - A godere dei soldi distratti da Belsito erano lo stesso Umberto Bossi insieme con i tre figli Renzo, Riccardo e Roberto, e alla moglie Manuela Marrone, e alla vicepresidente del Senato Rosy Mauro, Roberto Calderoli e a Piergiorgio Stiffoni. Il documento parla di "flussi di denaro di provenienza illecita": "Nadia Dagrada - scrivono i Carabinieri - parla chiaramente del nero che Bossi dava tempo fa al partito. Ovviamente il significato del nero è riconducibile alla provenienza del denaro contante che può avere varie origini, dalle tangenti alle corruzioni o ad altre forme di provenienza illecita e non tracciabile". In un’altra intercettazione, parlando sempre con Belsito, la stessa responsabile amministrativa ribadiva: "Anche perché o lui [Bossi] ti passa com’era una volta, tutto in nero, o altrimenti...". Tutto in un contesto in cui spiccano per assenza i revisori dei conti e qualsiasi controllo sulle irregolarità. Che Belsito e la Dagrada fossero pienamente a conoscenza della situazione risulta chiaro, per esempio, dalla conversazione in cui si dicono preoccupati per eventuali bastoni tra le ruote. In particolare l’ex ministro della Giustizia Roberto Castelli, componente del comitato amministrativo,  che pretendeva chiarimenti sui conti (la Dagrada: "Castelli vuole andare a vedere la cassa..."), addirittura vestendo gli inediti panni di detective che, solo il 3 febbraio scorso,  incontra Bonet nella sala vip dell’aeroporto di Linate per capire i termini di quell’operazione.
Spunta "Silvio" - E' la Dagrada stessa a consigliare a Belsito di suggerire a Bossi di non cambiare il tesoriere (lo stesso Belsito, dimissionato dopo il caso degli investimenti padani in Tanzania): "Gli dici [a Bossi]: capo, guarda che è meglio sia ben chiaro, se queste persone mettono mano ai conti del Federale, vedono quelle che sono le spese di tua moglie, dei tuoi figli, a questo punto salta la Lega". E dunque vacanze, automobili, spese scolastiche, addirittura il dentista.  Fanno anche riferimento a un non meglio specificato "fascicolo" giudiziario che riguarderebbe uno dei figli di Bossi, riferendo di pressioni politiche sui magistrati per non farlo emergere - Dagrada: "...continuano a dire ai magistrati di mettere sotto il fascicolo?... ma prima o poi il fascicolo esce..." - in quest’ambito riferendosi anche a Berlusconi - sempre la Dagrada: "...è intervenuto più Silvio e so che ci sono di mezzo anche alti, ma alti del Pd". 
 
La differenza fra Bossi e gli altri politici non sta nel fatto che tutti  gli altri politici rubano,  bensì nel fatto di aver sempre detto che lui e i suoi compagni di merenda non rubavano e che facevano gli interessi dei cosiddetti "padani" mentre facevano, come tutti i politici, solo i propri interessi e nel fatto che si è giustificato, come gli altri, dicendo di non saperne nulla.

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