a cura di Avv. Marco Della Luna
Il Censis stima che l’IMU produca una perdita di valore
degli immobili italiani tra il 20 e il 50%, che, tradotto
in cifre, sarebbero tra 800 e 2.000 miliardi di Euro,
stimando 4.000 miliardi di Euro il patrimonio ante IMU.
E’ come se una serie di bombardamenti avesse distrutto
un edificio e un terreno su tre.
Quindi Monti ha fatto un danno di circa 1.500 miliardi
al patrimonio privato e pubblico del Paese, per
incassare 10,5 miliardi l’anno. Ha fatto un danno di due
terzi del debito pubblico, non solo senza ridurlo, ma
aggravandolo e peggiorando il rapporto tra valore dei
risparmi e debito pubblico e privato.
Ha colpito in tal modo l’unico punto forte della
situazione finanziaria italiana: il buon rapporto tra
debito (pubblico e privato) e patrimonio (pubblico e
privato). Davvero un genio dell’economia! Non basta la
nomina a Senatore a Vita per alti meriti verso la
patria. Merita un premio Nobel.
La rovina così cagionata da Monti e da chi lo sostiene
non sta solo nella perdita di ricchezza nazionale,
perché la svalutazione degli immobili ha ben altri
effetti:
-
rende più difficile e meno fruttuosa la via di ridurre il debito pubblico vendendo il patrimonio immobiliare dello Stato;
-
taglia il valore delle garanzie immobiliari date da imprese e cittadini alle banche, quindi taglia il credito e l’attività economica, compromettendo così anche le linee di credito in essere;
-
deprime il mercato immobiliare, già depresso da circa cinque anni;
-
fa chiudere i cantieri delle costruzioni in corso, per la ragione ai punti 2 e 3, compromettendo la rimborsabilità dei crediti;
-
fa chiudere o fallire molte imprese edili, con ricadute negative (insolvenze, cessazione degli ordinativi) sull’indotto e sull’occupazione, quindi anche sugli ammortizzatori sociali;
-
moltiplica la recessione e la rende irreversibile, perché le recessioni e le riprese dei sistemi economici sono guidate e sostenute dal settore delle costruzioni, come ultimamente vediamo nel caso del Regno Unito.
Possiamo facilmente immaginare che cosa sarebbe
successo, che so, a Sarkozy, se avesse fatto una cosa
simile alla Francia. Gli italiani, diversamente dai
francesi, sono un popolo-materasso. Monti ha coalizzato
intorno a sé le forze del privilegio e delle rendite –
partiti, banchieri, monopolisti, grandi burocrati
strapagati – per portare avanti un politica senza
investimenti, senza rinnovamento e senza crescita, una
politica di sola recessione, tassazione, disoccupazione
e pagamento di interessi agli stranieri oltre che di
sostegno alla speculazione bancaria.
Ma a
chi può giovare questa sua politica anti-italiana? Solo
a un ceto bancario che vuole il paese ridotto in miseria
e alla disperazione per far incetta delle sue ricchezze
reali a prezzi stracciati e approfittare del bisogno
della gente per imporre tagli di diritti e ulteriore
sottomissione al capitale di sfruttamento straniero.
Solo a un disegno di sottomissione dell’Italia e di
altri paesi europei al capitalismo soprattutto tedesco,
e di loro riduzione a un ruolo servile di subcontinente
europeo, di serbatoio di lavoro a basso costo e bassa
qualificazione, a un mercato di sfogo per prodotti di
basso prezzo e bassa qualità. La riforma Fornero, in
diversi sensi, ne è un assaggio concreto.
E se
leggete l’ultimo libro di Nino Galloni, “Chi ha
tradito l’economia italiana?”, avrete la storia,
ben documentata, di come gli interessi economici
stranieri, sin dagli anni ’60, si sono ingeriti nella
politica italiana per bloccare la crescita della nostra
economia, il risanamento delle nostre finanze, anzi, per
sabotarle e porre l’Italia in condizioni di dipendenza.
Monti può essere in buona fede – non conosco il suo
animo, non posso condannarlo – ma di fatto agisce come un
Nemico a tutti gli effetti. Se si vuole sopravvivergli,
bisogna considerarlo per quello che è e fa, assieme alle
forze e ai partiti collaborazionisti, che lo sostengono
e lo votano per interesse. Il suo governo sta facendo
più danni materiali della precedente occupazione
tedesca, quella di cui si festeggiava pochi giorni or
sono la ricorrenza della fine; e, suicidio dopo
suicidio, rischia di fare anche altrettante vittime di
quella, se lo si lascia andare avanti.
Concordo
pienamente, merita un premio Nobel per la "Noneconomia"!
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