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Roma, 11 ott. (TMNews) - Se la sentenza
dell'Alta Corte di Nuova Dehli sarà negativa per i due marò italiani
trattenuti in India, l'Italia avvierà "tutta una serie di azioni a
livello internazionale e quel punto si aprirebbe anche sul piano
legale una controversia tra stati". Lo ha detto oggi il ministro
degli Esteri Giulio Terzi, durante l'audizione congiunta con il
collega Giampaolo Di Paola davanti alle Commissioni congiunte Esteri
e Difesa, pur auspicando che tale eventualità "non debba mai
avvenire".
Ma noi ce ne infischiamo
e non smetteremo mai di
ricordare che i nostri
due marò sono ancora
prigionieri in India.
Dimenticati da più di
sei mesi. Dal nostro
governo e dai media.
Ieri si è consumato
l'ennesimo capitolo di
questa farsa, fatta da
un processo
interminabile, da
rinvii, ricorsi e
sospensioni, da arresti
e scarcerazioni su
cauzione. Ma per
Massimiliano Latorre e
Salvatore Girone il
futuro è ancora avvolto
nell'incertezza. La
Corte suprema indiana ha
cominciato a esaminare,
con la dovuta calma, il
ricorso dell'Italia per
invalidare il processo
avviato contro i marò
nello Stato del Kerala.
Naturalmente l'udienza è
stata aggiornata per
l'ennesima volta.
Ma
quando sarà scritta la
parola fine? Nessuno lo
sa. Tantomeno il nostro
governo, la cui azione
per liberarli non è
stata né efficace né
rapida. Eppure, quando
si tratta di far tornare
a casa turisti
spericolati, viaggiatori
a caccia di avventure o
volontari che sognano
l'immunità, a Roma
scattano come molle.
Proclami, inviati,
mediatori e, spesso,
anche cospicui riscatti
per ottenere la
liberazione dei
connazionali rapiti
dalla guerriglia di
turno. Anche se nessuno
dei malcapitati agiva
per conto del governo, e
per di più in una
missione internazionale.
Nel caso dei fanti del
Reggimento San Marco
invece è meglio il
silenzio, o quasi.
Ogni tanto, costretti
dalle circostanze, i
nostri ministri
sussurrano qualche frase
ipocrita, come ha fatto
tempo fa il responsabile degli
Esteri Giulio Terzi: «Il
dossier è molto
difficile ma riporteremo
i nostri ragazzi a
casa... Il governo segue
la questione con la
massima attenzione...».
Che vergogna, come se
nessuno sapesse chi ha
dato l'ordine di
consegnare alla polizia
indiana i nostri due
ragazzi, soldati in
missione per conto del
governo e dell'Onu, in
acque internazionali e
su una nave italiana.
Abbiamo ingoiato rospi
indigeribili, dagli
sgarbi diplomatici alle
forzature dell'inchiesta
giudiziaria, ma resta un
fatto: da quel maledetto
19 febbraio la questione
s'è complicata invece di
avviarsi a una
soluzione. "Il Giornale" ne ha fatto una
battaglia attirandosi
anche la malcelata
insofferenza del governo
Monti, secondo il quale
l'eccessiva risonanza
mediatica avrebbe
peggiorato la situazione
e infastidito le
autorità indiane.
Come se fosse
scorretto o addirittura
scandaloso difendere i
diritti di due nostri
soldati ingiustamente
detenuti. Ma sono
impazziti? La smettano
con la realpolitik
farlocca, quella che
dovrebbe ottenere
risultati senza clamore,
quella che ti fa
raggiungere obiettivi
facendo la gimcana o
brigando sottobanco. O
strisciando, come ormai
siamo abituati a fare.
Qui non si tratta solo
della libertà di due
militari italiani e
della serenità di due
famiglie, ma parliamo
della dignità del nostro
Paese. A prendere
schiaffi siamo avvezzi,
però ogni tanto ci
piacerebbe restituirne
qualcuno. Niente da
fare. Forse è per questo
che l'Italia appare
isolata. La Nato si è
chiamata fuori, la
diplomazia europea ha
inizialmente abbozzato
un interessamento, ma
poi si è defilata. Ma
come, il governo Monti
non godeva di tanto
favore e tanto credito
internazionale? Ci
spieghino, per favore,
qual è la verità: Monti
non intende spendere
credito né favore per i
nostri soldati
prigionieri in India
oppure quel credito e
quel favore sono una
balla che ci raccontano
da dieci mesi? In ogni
caso è ora che i
professori rompano gli
indugi e tornino a
occuparsi con maggiore
impegno della sorte di
Massimiliano Latorre e
Salvatore Girone.
Un governo che chiede
ai suoi soldati di
rischiare la vita
lontano da casa, poi non
può dimenticarsi di
loro, come se fossero
cittadini di serie B.
Sarebbe un'infamia. Per
questo non li
dimentichiamo.
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